Credo che fosse la primavera del 1976 quando, nella veste del neo-factotum della Bruker Spectrospin Italiana, mi apprestavo a vendere il terzo (o quarto?) strumento NMR in Trasformata Fourier in Italia.
Il primo era, si sa, lo "Strumento di Gatti". Si intende, naturalmente, il Dr. Giuseppe Gatti, negli anni (molto) successivi un altro factotum della Bruker ed ora Professore all'Università di Urbino. Lo Strumento di Gatti era una HX-90 ad onda continua con l'accessorio opzionale FT, collocata a Milano all'Istituto di Chimica delle Macromolecole del CNR (ora ISMAC). Inoltre, lo Strumento di Gatti era un termine fatto ed una mia personale Nemesi da combattere. Erano numerosi i potenziali Clienti che non volevano saperne nulla degli strumenti di recente produzione. La frase maledetta era "ne Voglio uno Uguale allo Strumento di Gatti", maiuscole comprese. Ed io, da venditore novello, non potevo certo esordire con "ma porco boia, lo vuoi capire che quello è un obsoleto prototipo che nessuno produrrà mai più!". Bè, talvolta lo dicevo pure, da straniero non ancora naturalizzato potevo permettermi questo ed altro, persino fare il venditore indossando i jeans e le magliette presi alle bancarelle.
Stava di fatto che lo Strumento di Gatti, oltre alla FT, poteva fare anche la vecchia CW e c'era chi, furbo, pensava "E se poi sta Trasfomata Fourier dovesse rivelarsi una bufala?". Inoltre, Gatti faceva ottima ricerca e pubblicava a tutto spiano.
Il secondo strumento FT-NMR sul suolo Italiano era, se non erro, la WH90 del Prof. Enzo Tiezzi all'Istituto di Chimica, l'Università di Siena. Dal punto di vista commerciale era un caso difficile. Credo che, come già lo Strumento di Gatti, anche questo era stato venduto da Dr. Carlo Laviani, colui chi ha ufficialmente registrato la Bruker Spectrospin Italiana, originariamente con sede a Pavia (presso la sua abitazione) e successivamente a Milano, zona Affori. Il problema era che il successore pro-tempore di Laviani, Dr. "M" (ormai mi sfugge il suo nome), un toscano ed amico di Tiezzi, ha incautamente spronato la Casa Madre tedesca a consegnare di corsa lo strumento mentre già subodorava il cancro che da lì a poco doveva consumare la vetusta IMI (Istituto Mobiliare Italiano) di memoria Mussoliniana, presunta finanziatrice dell'affare. La Bruker Physik GmbH spedì ed installò la macchina, l'IMI crollò rimangiandosi le lettere d'intenti, "M" diede le dimissioni, Tiezzi restò senza un soldo ed io ereditai il casino.
Dovete sapere che un 90 MHz in Trasformata Fourier costava allora (parlo del 1975) circa 80 MLire mentre una villetta di quelle tutte uguali dell'Alfa Romeo ad Arese si vendeva a 25 MLire (oggi sono ancora sul mercato a 500 kEuro cadauna). Ci sono voluti anni a sbrogliare la matassa.
Torniamo pero' al terzo (o quarto?) strumento FT-NMR italiano ed una delle mie primissime vendite.
Il Cliente era il Prof. Giorgio Rigatti, Istituto di Chimica Fisica, Università di Padova.
Rigatti mi fece subito un'ottima impressione. Intanto non esordì con la solita storia dello Strumento di Gatti. Anzi, mi spiegò che se Gatti pubblicava era perchè Gatti era in gamba e non perchè gli hanno dato uno strumento bomba.
Insomma, un prof più unico che raro, con tutti gli attributi al posto giusto.
Il problema era diverso: mancavano i soldi. Mi ci sarebbe voluto un altro paio di mesi per capire che, come problema, quello dei soldi non era invece nè unico, nè raro. Comunque sia, eravamo alle solite: lima qui, lima là, spacca il pagamento in cinque rate spalmate su tre anni, ma alla fine mancavano sempre circa 10000 marchi tedeschi. Ed ecco l'idea geniale che oggi mi fa ancora arrossire ma che all'epoca, lo giuro, tirai fuori dal cappello con la coscienza assolutamente linda. Lo strumento veniva fornito con il mini-calcolatore Nicolet BNC-12. A quell'epoca, naturalmente, già l'idea stessa di uno strumento dotato di un computer tutto suo era assolutamente rivoluzionaria (a pensarci con il senno di poi, è forse proprio questo il contributo più significativo della Bruker alla storia della strumentazione scientifica). Il BNC-12 era dotato di quattro blocchi di memoria RAM, ciascuno di 4 Kparole a 24 bit (12 Kbytes). Due blocchi (8 Kparole) accomodavano agevolmente il programma FT-NMR. Anzi, ne avanzava un bel po' per cui non c'era da preoccuparsi minimamente per gli sviluppi futuri! Gli altri due blocchi erano riservati per i dati acquisiti. 8 K puntini per digitalizzare un solo FID oppure uno spettro! Uno sproposito da debosciati !!! E pensare che uno di quei blocchi costava circa 9000 marchi. Al cambio di allora, circa 2 MLire. Contrattando un po', con 10 blocchi ti compravi una villetta!
Per cui dico a Rigatti: "E se ci accontentassimo di sole 4 Kparole di memoria dati? Tanto, per il 99% delle misure basta ed avanza". Lui ci pensa per benino e dice: "Bè, non hai tutti torti".
E così tornai a casa con una bella lettera d'intenti (allora erano di moda). Lo strumento fu consegnato ed installato e quasi contemporaneamente si trovò anche un blocco di memoria praticamente gratis in quanto la tecnologia cambiò e cominciarono a diffondersi i chip di RAM al silicio.
I vecchi blocchi erano grandi circa 20 x 20 x 4 centimetri con sotto un paio di robusti connettori e sopra tre "tele" montate in un telaio. Ogni tela conteneva 4 Kbyte di RAM ossia 32768 bit, ciascuno rappresentato da un anellino di ferrite dal diametro di neanche un millimetro infilato su due fili, uno orizzontale (lettura) ed uno verticale (scrittura). L'impressione era quella di un pezzo di tessuto pesante, tipo broccato. Come oggetti mi erano sempre piaciuti. Forse perchè avevano in sè qualcosa che sapeva del vero mondo della fisica e talvolta, osservandoli, finivo col fantasticare sui grandi velieri con le memorie spiegate a raccogliere i dati del levante ... Comunque, finirono lo stesso da "ruttamatt" ed io, idiota, non ne ho conservato altro che il ricordo.
Negli anni successivi, di quello strumento ho smontato e rimontato molte volte tutte le parti e ci ho perso giornate intere a sintonizzare i probe. Incredibile quanto tempo si può perdere cercando di tarare quattro (e dico quattro!) trimmer capacitivi quando non si hanno i mezzi per vedere quello che si fa. Giorgio Rigatti e i suoi "ragazzi" (Massimo Coletta e Sandro Gambaro, buongustaio ed ottimo amico, falciato dal Parkinson) ci hanno fatto tante pubblicazioni, inclusi i primi esperimenti CIDNP (Chemically Induced Dynamic Nuclear Polarization) in Italia.
Ma io, ogni tanto, mi sveglio ancora tutto sudato e, nel buio della notte, mi interrogo:
Ma 8K di programma e 4K di dati, basteranno davvero?
E se, un giorno, il metodo dovesse richiederne di più?!
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